LA STORIA – il Sacro Monte

IL SACRO MONTE DEI SANTI EREMITI

Fin da prima della costruzione del Santuario, quando ancora la statua del Santo si venerava all’interno della grotta successivamente compresa  nella basilica, un reticolo di sentieri, trasformati tra il Seicento e il Settecento in mulattiere, collegava i cantoni della valle a San Giovanni. Erano arricchiti da edicole votive, piccoli oratori e invitavano i pellegrini di un tempo alla preghiera e consentivano incontri e scambi con la popolazione locale.

Il Sacro Monte del Santuario di San Giovanni d’Andorno si erge a 1.020 m di altitudine sopra l’abitato di Campiglia Cervo. Assieme a quelli di Oropa e di Graglia esso costituisce il terzo complesso devozionale sorto, all’inizio del Seicento sulle alture attorno alla città di Biella a testimonianza di come in quest’area geografica si espresse con forza l’afflato di religiosità popolare che portò alla edificazione del sistema dei Sacri Monti prealpini. Pur non essendo stato incluso del complesso dei Sacri Monti piemontesi e lombardi considerati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, esso riveste, per la sua storia e per il suo profilo artistico, elementi di notevole interesse.

Come accadde in molti Santuari (specialmente in quelli mariani), anche intorno al Santuario di San Giovanni d’Andorno si era dato inizio, nel Seicento, alla costruzione di cappelle per riprodurre la vita del Battista, legata a quella di Gesù Cristo e ai suoi “Misteri”. Anche il Sacro Monte del Santuario di San Giovanni d’Andorno, nella sua configurazione fisica e allegorica comune a tutti gli altri Sacri Monti delle Alpi che si sono sviluppati fra la fine del Quattrocento e la seconda metà del Settecento, rappresenta l’ascesa, il distacco dalle cose terrene e, al tempo stesso, simboleggia l’antica tensione umana verso il trascendente e l’assoluto. E a questo proposito già il profeta Isaia, definito “il Dante dell’Antico Testamento”, così poeticamente si esprimeva, nell’introduzione al suo “Libro dei Vaticini” (2,2.3): “Accadrà nei giorni a venire che / il monte della casa del Signore / sarà fondato sopra le cime dei monti, / s’innalzerà al di sopra delle colline, / e vi accorreranno tutte le genti, / vi andranno molti popoli e diranno: / “Venite, saliamo al monte del Signore, / alla casa del Dio di Giacobbe, / perchè ci indichi le sue vie che noi seguiremo”.
Non è noto quale fosse il piano originale – concepito verso la metà del Seicento – di edificazione delle cappelle che dovevano comporre il Sacro Monte. Sappiamo che nel 1661 esistevano già tre cappelle, mentre nel 1700 si convenne di costruirne altre lungo la mulattiera che da Campiglia Cervo sale al santuario. Le due cappelle più antiche, risalenti al 1625, si trovavano più in prossimità del Santuario: una “rappresentante l’Annuncio dell’Angelo a Zaccaria con bellissime statue di rilievo alte al naturale, e nell’altra si rappresenta la Visitazione della Santissima Vergine con altre simil Statue”. Ciò è tratto dalla Historia, gratie, e miracoli del sacro simolacro di S. Gio. Battista venerato in una cauerna ridotta in capella nella chiesa á lui dedicata nel sacro monte della valle d’Andorno (Torino, 1702), minuziosa opera del sacerdote e teologo don Giovanni Battista Furno da Lenta (Vercelli), dal 1654 al 1706 parroco e vicario foraneo a Campiglia Cervo, sotto la cui giurisdizione si trovava il Santuario di San Giovanni d’Andorno. Queste due cappelle menzionate nei documenti pervenutici erano poste nei pressi del santuario, ornate di statue policrome di altezza naturale, furono demolite nel Novecento per allargare la strada carrozzabile.

Le cinque cappelle che si conservano sono quelle che si incontrano percorrendo la strada selciata che parte da Campiglia Cervo e s’inerpica sino al santuario lungo le pendici occupate da un magnifico bosco di faggi. Il loro apparato decorativo purtroppo è in pessimo stato; esso fu realizzato, per quanto riguarda le statue in terracotta policroma, da un anonimo apprezzabile plasticatore e, per quanto riguarda gli affreschi, dal pittore Pietro Lace di Andorno (inizio del Settecento). Si tratta di opere interessanti anche dal punto di vista della storia della religiosità popolare, come testimonianza del favore incontrato dai Santi Eremiti, tra i quali si annovera anche il Battista. Il percorso devozionale offre infatti una carrellata sui Santi che maggiormente si distinsero per la loro vita ascetica e penitenziale: la prima cappella è dedicata a Sant’Antonio Abate e San Paolo Eremita, la seconda a Sant’Ilarione, la terza a San Gerolamo penitente, la quarta a Sant’Onofrio ed infine quella della Maddalena penitente.

Le cinque cappelle

Poste in corrispondenza dei cambi di direzione, sono dedicate agli Eremiti, sono omogenee per caratteri costruttivi , manto di copertura e semplicità dell’impianto planimetrico, impostato su una cella di rigorosa forma quadrata, sia pure con dimensioni leggermente differenziate.