ARCHIVIO

ARCHIVIO STORICO DEL SANTUARIO
L’Archivio Storico del Santuario di San Giovanni d’Andorno conserva documenti di grande rilevanza storica. L’intervento di riordino archivistico evidenzia una giacenza documentaria fondamentale per la ricostruzione della storia della Bürsch, della sua gente e della sua fede.È possibile consultare l’ INDICE TEMATICO e l’ INVENTARIO.
Per avere notizie sulla formazione e sulla struttura dell’archivio si leggano le NOTE INTRODUTTIVE dell’archivista Danilo Craveia che si è occupato del riordino. Di seguito invece, è consultabile il documento completo dell’ARCHIVIO.

DANILO CRAVEIA – settembre 2011

Quella che costituisce l’Archivio Storico del Santuario di San Giovanni d’Andorno, l’unico santuario del Piemonte e tra i pochi in Italia a essere dedicato al Precursore di Cristo, è una documentazione di grande rilevanza storica. L’attuale intervento di riordino archivistico ha già messo in evidenza una giacenza documentaria fondamentale per la ricostruzione della storia della Bürsch, della sua gente e della sua Fede. Malgrado siano state riscontrate lacune e discontinuità consistenti, quanto conservatosi non può che rappresentare un nuovo elemento attrattivo di questo vetusto e suggestivo angolo di valle.

Come è accaduto e ancora accade in realtà come questa, molti sono gli aspetti che hanno concorso e concorrono a rendere vive la devozione, l’accoglienza e l’azione sociale che da sempre contraddistinguono San Giovanni d’Andorno. Già il documento più antico conservato nell’archivio (un atto di causa civile per ottenere la restituzione di una certa somma di denaro nel 1627) testimonia che un santuario di montagna era anche gestione delle risorse economiche e che, spesso, le vie su cui si muovevano crediti e debiti erano “infinite” già nel XVII secolo (basta leggere il documento del 1686). E anche di altre risorse era necessario occuparsi e, possibilmente, trarre profitto. Per esempio il legname dei boschi di proprietà, tanto nel Settecento quanto nell’Ottocento. Poi c’erano la scuola e gli stabili da mantenere e da ampliare, la chiesa da abbellire e da ingrandire anche solo in termini progettuali (il nuovo coro nel 1743, la cappella per la Statua nel 1829 e la cappella della Beata Vergine della Concezione nel 1910). I profughi della Grande Guerra da ospitare, i pellegrini da “educare”, il vino da comprare per il desco di ogni giorno. E poi i grandi eventi (la strada per Oropa da sistemare, la lapide per De Amicis da scoprire, il rettore don Miniggio da festeggiare) e i piccoli miracoli come quello delle coliche di una valligiana guarita per grazia del Santo nel 1684. Ma ciò che emerge da questi antichi scritti e da quelli più recenti che parlano di statuti da aggiornare (anche quando i Comuni dell’Alta Valle divennero cinque con Rosazza all’inizio del Novecento), del Fascismo e dell’ultima guerra, è una traccia forte di umanità e di lavoro, una testimonianza di attività e di fatica, una memoria di fervore religioso e di concretezza montanara. In attesa e nella speranza di poter sviluppare degnamente e con maggior profondità ognuno di questi spunti e di altri ancora, non resta che avvicinarsi ai documenti ascoltare la loro vecchia ma nitida voce.”

Consultazione solo su appuntamento: centrodoc.avc@gmail.com.